Pare che il governo sia in procinto di varare una norma che cancellerebbe, di fatto, il valore legale del titolo di studio (e in particolare della Laurea): nell'intenzione dell'esecutivo, l'attenzione non dovrebbe essere posta tanto sul voto quanto sul prestigio dell'Università di provenienza. Un laureato della Sapienza, quindi, riceverebbe nei concorsi un trattamento di favore rispetto a un laureato dell'ateneo messinese, ad esempio. Appare superfluo sottolineare che ci perderebbe di più sono gli studenti dell'Università degli Studi di Palermo, ateneo il quale è costantemente agli ultimi posti nelle classifiche di merito.
La creazione di questo nuovo sistema di valutazione del valore specifico dei diplomi di laurea basata sulla qualità, la serietà e il prestigio accademico dell’università che lo ha rilasciato avrà tre conseguenze fondamentali, una più nefasta dell'altra: 1) Incrementare l'etnocentrismo nordico delle università italiane, già molto spiccato; 2) Dare un'ulteriore legittimazione ai metodi d'assunzione privati rispetto a quelli pubblici; 3) Incoraggiare l'emigrazione di moltissimi ragazzi dal Sud al Nord.
Tale notizie non è ancora stata confermata ufficialmente, ma pare che il governo Monti ci stia pensando. Certo, le parole incresciose pronunciate oggi dal viceministro Martone ("chi a 28 anni non ha conseguito la laurea è uno sfigato") non rappresentano un buon segno....
Noi esprimiamo netta contrarietà a questa ventilata contro-riforma illiberale e preannunciamo lotta dura contro ogni tentativo di sminuire il valore legale del titolo di studio, che rappresenta il coronamento di studi, sforzi e sacrifici di un'intera generazione di studenti i quali, soventamente, hanno dovuto superare difficoltà economiche e sociali non indifferenti!
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